Come ogni anno arriviamo alla trattativa per la definizione del contratto integrativo aziendale senza nemmeno sapere come sono state distribuite le risorse dell’anno precedente.
Non si può dire e non si può sapere come è andato a consuntivo il riparto del fondo 2022.
C’è stata diminuzione dell’IPO 2022 negli stipendi erogati nel corso di questo mese? Rileggete il periodo precedente per una risposta.
Il vero tabù nel senso del gioco, quello che prevede un suggeritore al centro ‘taboo’, è messo in atto dalla RSU.
CUB SUR veste il ruolo di suggeritore. Qui alcuni esempi delle parole che sono state indovinate.
Unica PA in Italia in cui gli scatti economici – detti PEO – si fanno con cadenza decennale (se va bene)…
Parola da indovinare: UNIBO
Le usano per spremervi come limoni (e sia chiaro: non è giusto!)
Parola da indovinare: indennità di responsabilità
La paghetta che prende solo qualcuno?
Parola da indovinare: straordinario in pagamento (detto POA)
Chi garantirà comunque la propria firma sul contratto integrativo?
Si fa per scherzare. Qui c’è poco da indovinare…
Tutto è come sempre. Da qui la noia…
Vedi i nostri comunicati in materia, tutti tristemente attuali (da ultimo: clicca qui)
Oggi una considerazione in più si può fare: dopo tanti anni le parole nascoste sono subito comprese, divengono chiare e il punteggio finale mette in luce una verità schiacciante sulla quale c’è poco da scherzare…
Il contratto integrativo aziendale è utilizzato dal nostro datore di lavoro per mettere le pezze alla disorganizzazione dilagante, oltre che alle poste reddituali assolutamente deficitarie dettate dalla contrattazione nazionale.
Tanto sono le prestazioni orarie aggiuntive delle quali si dirà in un prossimo comunicato e le indennità di responsabilità rispetto alle quali offriamo un breve approfondimento.
Si tratta di un sequestro di risorse che il datore di lavoro attua sul nostro fondo integrativo talvolta utilizzate non tanto per retribuire – male – responsabilità reali, ma esclusivamente per nascondere eccessivi carichi di lavoro o altre situazioni da tutelare per i motivi più vari. In questo senso possono essere inquadrate anche alcune delle nuove posizioni che si intendono istituire in alcuni ambiti (didattica, logistica, beni culturali etc.) all’esito dell’ultima e assolutamente incomprensibile riorganizzazione.
Va comunque ribadito che le risorse stanziate nonostante assorbano buona parte del nostro fondo accessorio, NON ripagano chi gli incarichi li prende e chi le responsabilità se le assume per definizione (es. RAGD).
Eppure lo stanziamento complessivo fa emergere un consolidato che va ritenuto ormai strategico: nulla si fa per diminuire il numero delle degli incarichi di I, II e III livello. Anzi…
Nonostante la Direttrice Generale nella primavera 2022 avesse promesso una revisione del regolamento di organizzazione e delle linee guida per l’attribuzione degli incarichi in vista dell’allora imminente riorganizzazione, forse per dimenticanza, o per pigrizia, o forse peggio, nulla è stato fatto.
Ricordiamo che nel primo regolamento citato viene definito il rapporto tra numero di responsabili e numero di dipendenti assegnati all’unità organizzativa (compreso quindi il responsabile stesso).
Si parla di 1 responsabile ogni 5 persone per i II livelli e di 1 responsabile ogni 3 persone per i III livelli. Parlando di numeri l’evidenza è oggettiva.
Ciò che non è oggettivo, ma dovrebbe esserlo, sono i contenuti delle linee guida per l’attribuzione delle posizioni organizzative. Quante PA – a oggi – consentono ai Dirigenti di assegnare incarichi senza nemmeno sapere chi sono le persone interessate al ruolo e senza svolgere una minima selezione tra i potenziali interessati sulla base di criteri oggettivi, anche soltanto in termini comparativi?
A parte Unibo, noi non ne conosciamo…