Care colleghe, cari colleghi,
venerdì scorso 12 ottobre 2018, si è svolto il primo incontro di trattativa per il Contratto Integrativo 2018.
Nella ricorrenza della scoperta dell’America, l’Amministrazione presenta i calcoli per la costituzione del Fondo Accessorio ed espone la Sua proposta di contratto integrativo.
In breve, ci viene detto che le risorse da destinare al contratto integrativo non possono superare per legge il tetto del 2016.
Prima era il 2014, prima ancora il 2010. Per noi esiste sempre un limite, mentre, come è noto, per il Rettore e per il Direttore Generale quest’anno è andata diversamente.
Quindi, contabilmente, niente soldi in più, salvo il solito aumentino.
Come si ripete da ormai 10 anni, lo schema è lo stesso: stesse risorse, per le stesse finalità.
Barra a dritta, e soprattutto NO PEO.
Al netto delle cosiddette poste fisse dovute da contratto ( IMA, Indennità di Responsabilità, FORD), l’unica voce che prevede un aumento è il fondo per gli straordinari che cresce di oltre il 40%.
Perché succede ciò? L’aumento considerevole di questo fondo, come candidamente ammesso, serve per sopperire alla forte riduzione di organico e al contemporaneo aumento delle attività da svolgere (- PERSONALE, + PRODUTTIVITÀ). Inoltre, come previsto da un accordo sottoscritto dalle solite e lungimiranti OO.SS., serve a compensare i colleghi che con il nuovo Regolamento conto terzi non parteciperanno alla distribuzione diretta dei proventi. Ovviamente, dovranno svolgere lavoro aggiuntivo!
Lasciamo giudicare a voi se questo approccio possa essere accettabile sia sul piano negoziale che come principio.
Ma, fiato sospeso, c’è un mezzo colpo di scena: l’Amministrazione presenta la seconda carta, chiede di sottoscrivere il contratto integrativo 2018 così com’è e si impegna a rivedere il Regolamento per le PEO nel 2019. Avete capito bene, solo il Regolamento.
Per un attimo abbiamo pensato, finalmente le PEO. Peccato che, dopo varie richieste insistenti, si scopre la seconda carta: secondo i calcoli e le intenzioni dell’Amministrazione sono possibili le PEO per circa il 25% del personale e in un triennio.
Una scarpa oggi e una domani, forse e solo per pochi.
Nel frattempo molti colleghi vanno in pensione o restano al palo da quasi 15 anni)!
La nostra proposta resta sempre la stessa: PEO per tutti, da scaglionarsi al massimo in tre anni.
Vi piacerebbe una progressione media del 7/8%, in una situazione in cui per vincere alla lotteria delle scarpe, il vostro collega rimarrebbe scalzo?
Volete veramente aderire alla guerra tra poveri, con i “ricchi” che si godono lo spettacolo?
E lo ricordate che poi le progressioni sono ancora collegate alla valutazione dei valutatori?
Bene, colleghi e colleghi bisogna rompere questo giochino che da un decennio ci rende diversi e inferiori agli altri lavoratori delle altre Università italiane. Non è accettabile tale proposta contrattuale.
Rilanciamo con una nostra controproposta: se si accetta il blocco al 2016, allora l’unico modo per guadagnare di più e restituirci il forte valore aggiunto del nostro lavoro, è:
1) Pretendere il raddoppio dello stanziamento sui Master
2) Pretendere un incremento significativo del prelievo sul conto terzi, rimettendo mano al regolamento, che comunque deve essere modificato.
3) Pretendere, come fanno altrove, il riconoscimento di una quota dei famigerati overheads dei tanti finanziamenti che riceve l’Ateneo bolognese.
Chi rappresenta i lavoratori non può accettare proposte e condizioni unilaterali. Le rappresentanze sindacali democratiche hanno come fine l’emancipazione ed il miglioramento delle condizioni economiche e delle tutele giuridiche.