La Commissione elettorale che presiede alle elezioni delle RSU di Ateneo, nell’ambito della sua attività di verifica, ha esaminato le liste dei candidati, e ha scartato due colleghi, entrambi colpevoli di essere lavoratori a tempo determinato.
Perché è successo ciò?
Non certo per volontà della Commissione elettorale, che ha applicato le norme che hanno stabilito i soliti sindacati Confederali. Le regole del gioco sono state stabilite, infatti, con un Accordo quadro del 9 febbraio 2015 che ha modificato quello storico del 7 agosto 1998. Ma, appunto, sono truccate!
Infatti, questi accordi prevedono per le RSU nei comparti pubblici, che è eleggibile il personale a tempo determinato in servizio alla data di inizio delle procedure elettorali (13 febbraio 2018), con contratto di lavoro a tempo determinato con scadenza almeno 12 mesi dopo la data di costituzione della RSU.
L’ARAN, in una nota di febbraio scorso, per una volta più avanti di alcuni sindacati, in risposta ad un quesito sollevatole da un’amministrazione pubblica, ha precisato che il personale a tempo determinato inserito in procedure di stabilizzazione previste da specifiche disposizioni legislative deve aver riconosciuto il diritto all’elettorato passivo anche se la durata del contratto in essere non raggiunge i 12 mesi dalla data delle elezioni.
I nostri colleghi a tempo determinato non candidabili sono vittime quindi di questo giochetto: hanno un contratto fino al 31/12/2018, sono presenti in graduatorie che dovrebbero essere attinte per il piano di assunzioni del 2018, ma non rientrano in una procedura di stabilizzazione!! Quindi sono esclusi.
E intanto, cosa fa l’Ateneo per i lavoratori precari?
Non intende procedere ad una vera stabilizzazione dei lavoratori che hanno i requisiti di legge (ci riferiamo sia ai lavoratori ancora in servizio che a quelli affidati per un po’ di tempo all’INPS).
Per questi ultimi il principio della valorizzazione della professionalità acquisita non conta. Conta invece il principio dello scorrimento delle graduatorie per accedere al lavoro nel pubblico impiego.
Invece di applicare la Legge Madia con tutte le sue garanzie di trasparenza e di tempi certi, invita i sindacati, sempre i soliti, a discutere e ratificare l’ennesimo Protocollo che la Legge Madia non prevede.
Praticamente il Protocollo diviene un accordo tra l’amministrazione e i Confederali, per regolare una questione che la legge richiede venga effettuata con i propri criteri, automaticamente.
L’esclusione dei due colleghi TD mostra ancora una volta le vere intenzioni di questa Amministrazione, che è così preoccupata del personale precario che propone la magica soluzione: il Protocollo. È noto a tutti i lavoratori malcapitati che nel tempo tale strumento ha lasciato a casa senza lavoro e reddito diversi lavoratori a tempo determinato. Riproporre questa soluzione vuol dire semplicemente continuare ad escludere molti lavoratori e lavoratrici che invece hanno titolo per essere stabilizzati con la semplice applicazione della Legge Madia.
Noi di CUB chiediamo la semplice, chiara e trasparente attivazione della procedura si stabilizzazione prevista dalla Legge Madia. Consapevoli che altri rimedi porteranno all’esclusione di molti lavoratori precari.
Alle elezioni per le rappresentanze del personale TA di Ateneo del 17-18-19 aprile 2018 VOTA LISTA CUB-SUR
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