Il controllo del Green Pass è una questione delicata; è – comunque lo si guardi, anche da parte di chi lo condivide – uno sguardo molto indiscreto gettato dal datore di lavoro e dalla sua organizzazione aziendale attraverso i suoi “delegati” nella salute, e nelle convinzioni personali più intime, quelle che riguardano il proprio corpo, del dipendente.
Come in altre occasioni, l’amministrazione uscente si muove con la grazia di un carro armato. Come prima cosa era stata ventilata l’ipotesi di verificare il GP “a video” anche a chi era in telelavoro a casa propria o tranquillo a lavorare nel proprio ufficio. La ragione di una tale ipotesi, respinta al mittente da un coro unanime (e dal Garante della Privacy), era solamente quella di fare la prima della classe: non c’è infatti alcuna ragione sanitaria plausibile.
Poi inizia la saga che tutti conosciamo, ma che conosciamo solo per voci di corridoio e sentito dire, visto che non abbiamo ricevuto, neppure in sede di rappresentanza sindacale, una completa ricostruzione dei passi compiuti. Pare si sia tentato di chiedere all’azienda che fa portierato di occuparsi del controllo del GP; che questa abbia rifiutato inizialmente e più tardi accettato, non si sa con quali e quante riserve. Intanto viene ingaggiata una società ulteriore, che si chiama come una pistola e un gelato, per fare il controllo del GP a chiunque si avvicini ai confini Unibo ed che in qualche caso annoti su un libro “nero” le persone controllate.
Ancora: si narra di colleghi auto proclamatisi integerrimi verificatori, nel nome di valori non meglio definiti di fedeltà alla Patria, o ancora “delegati” dei responsabili in giro per uffici a controllare i GP di colleghi; di responsabili veri o presunti tali che lo hanno fatto verifiche anche via “teams”.
Pare inoltre che spesso, quando un collega ha richiesto spiegazioni circa la legittimità dell’atto, fosse egli/ella di un’azienda esterna o di Unibo, non si sia trovata “ciccia” utile da spendere neanche con l’avvocato d’ufficio o che la documentazione fosse da richiedere a qualcun altro che al momento non c’era, e che alla fine la risposta che tanti si sono sentiti dare suonasse come: “ma tutti si fanno controllare, perché tu fai storie?”. Quindi la sostanza è – esegui, muto e non rompere!
Da quando sono iniziate le lezioni sono studenti “150 ore” a controllare gli altri studenti e non solo. Anche in questo caso che legittimità abbiano non è dato sapere. In pratica assistiamo ad un sommesso: lasciar passare “a occhio” chi ha più di un quarto di secolo di età, perché “a naso” dovrebbe essere un dipendente e dunque deve essere controllato da altri? È questo il metodo “scientifico” scelto da Unibo?
Ma se tutti si fanno controllare, perché facciamo storie? Perché il GP a noi viene chiesto, e non va bene se è pressappoco, se è appena scaduto, se è un QR code ricavato annerendo un vecchio cruciverba.
Il Green Pass è un bruttissimo precedente per il mondo del lavoro, perché lega un comportamento assunto nella propria vita, peraltro senza infrangere leggi, al diritto al lavoro e al salario, e per questo siamo e restiamo contrari al GP.
Proprio per questo dobbiamo vigilare anche sulla sua applicazione, che deve essere sottoposta almeno a quelle minime garanzie di legge che lo accompagnano. E siamo stufi delle “soluzioni” autoritarie e verticistiche imposte da questa amministrazione finalmente “uscente” e da coloro si prestano a questo gioco.
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11 OTTOBRE 2021 SCIOPERO GERERALE DEL SINDACALISMO DI BASE
MANIFESTAZIONE REGIONALE ORE 10.30 PIAZZA DELL’UNITÀ BOLOGNA
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