Una premessa necessaria per fare un po’ di ordine
La CUB fin dall’inizio si è espressa contro il Green Pass per Scuola e Università (così come autorevoli giuristi e medici).
Difendere la retribuzione e la dignità del lavoro delle persone non significa non tutelare, o peggio mettere a rischio, chi – spesso tra mille dubbi – si è vaccinato. Tutt’altro…
Partiamo da un esempio
In alcune comunicazioni diffuse da Direttori e Dirigenti, dopo la “Info Ateneo” a firma del Direttore Generale (insolitamente perentorio guarda caso nel semestre bianco), si parlava della necessità di possedere la certificazione verde (da esibire su Teams!!!) anche durante il lavoro a distanza…
Come interpretare una misura del genere? Come forma di maggior tutela o come forma di abuso?
Quanto previsto dal Decreto Legge 6 agosto 2021, n. 111 è inequivocabile!
Eppure, per frenare l’operosità volutamente punitiva, è servita una Circolare ministeriale per chiarire che il personale deve possedere il cd green pass, ma per la sicurezza in presenza.
Ovvio, no? Altrimenti dovremmo tenere mascherine e distanziamento fisico anche da remoto…
Cosa succede in Unibo?
Sempre nella recente informativa il Direttore Generale ci spiega che: “per quanto concerne il personale, l’organizzazione delle attività in presenza non può subire modifiche per agevolare situazioni individuali di assenza di certificazione verde”.
Anche questa Sua affermazione NON è fondata sulla legge, che in nessun punto consente questa arbitraria decisione.
Così come, ad oggi, NON è fondata sulla legge, la richiesta di un progressivo rientro in presenza.
E lo ripetiamo, NON era fondata sulla legge, la possibilità di un controllo a distanza del Green Pass.
Ed anche rispetto alle attività di verifica del Green Pass qualcuno ha preso un granchio…
Lasciamo da parte l’idea dell’uso del Green Pass stampato da esibire via teams, ridicolizzato anche dalla stampa nazionale.
Occupiamoci delle deleghe
La Delega è uno strumento ambiguo, scarica sul delegato ogni responsabilità. L’unico modo che il delegato ha per tentare di proteggersi è FARSI ORDINARE le funzioni di controllo e contestare per iscritto il fatto che a suo avviso NON è tenuto a farlo perché, come dice il Rettore, “NON SIAMO POLIZIOTTI!”
Senza una contestazione scritta, per qualunque cosa accada durante il controllo, il delegato risponderà personalmente…
Altro aspetto che caratterizza l’istituto della delega: le deleghe a catena non funzionano. Ovvero un delegato non può a sua volta delegare un altro soggetto.
Quindi, posto che il Ministero dell’Università e della Ricerca, con circolare del 31.08.2021, ha stabilito che le verifiche sono effettuate dai responsabili delle Università e dai loro eventuali delegati, riteniamo che i controlli potranno essere effettuati esclusivamente da Direttori di Dipartimento e Dirigenti (per coinvolgere i capi ufficio probabilmente il Rettore e il DG dovranno delegare direttamente quasi un terzo del personale…)
Passiamo alla verifica in senso stretto
Il Ministero non ha ancora previsto come farla perché ha rinviato ad ulteriori future disposizioni. Al momento è chiaro solo che c’è una App e ci saranno dei delegati.
Ma quali sono le criticità? Facciamo un esempio pratico: il delegato di turno chiede al collega di esibire il GP all’entrata in servizio: il collega si rifiuta e si dirige verso la sua postazione. Cosa deve fare il “controllore”?
a) Inseguirlo per dirgli che «non potrà svolgere le funzioni proprie del ruolo/profilo professionale, né permanere nei locali universitari e sarà considerato “assente ingiustificato”»?
b) Impedirgli di accedere mettendosi di traverso col proprio corpo?
c) Chiamare i carabinieri?
d) Chiamare il Rettore?
L’indicazione del DG è: “diffidare il/la dipendente a non rendere alcuna prestazione lavorativa né in presenza né da remoto, nonché ad allontanarsi dalla sede di lavoro qualora la prestazione venga resa in presenza”.
Cari Delegati, preparatevi all’ennesima guerra fra poveri DIFFIDANDO Colleghi con cui dividete il luogo di lavoro, condizioni di lavoro non in sicurezza, organizzazione del lavoro antifunzionale e tutto il resto, compreso uno stipendio ridicolo.
PICCOLA CHIOSA: supponiamo che l’Ateneo incarichi ditte esterne per i controlli. Ci chiediamo che significato abbia il disposto normativo del DL che dice “senza oneri aggiuntivi”. Significa che se paghiamo esterni facciamo un DANNO ERARIALE? Chi lo sa!?
TIRIAMO LE FILA: Va sempre tenuto presente che la violazione dell’obbligo ha delle conseguenze previste dalla legge e che pertanto occorre attrezzarsi bene anche sul piano della propria tutela legale. In ogni caso, stiamo tracciando, col vostro supporto, tutti gli accertatori e le modalità utilizzate. Verranno poi verificate una ad una e, nel caso, si agirà di conseguenza nei confronti dell’Amministrazione o dei singoli.
COME USCIRE DA TUTTO QUESTO CAOS?
CUB ha proposto qualcosa di molto semplice: tamponi, distanziamento (ergo, applicazione del LAE) e piena applicazione di tutte le misure previste dal Protocollo….
Tamponi vuol dire tutela della Salute propria e della collettività durante il lavoro in presenza. L’unico reale strumento di tracciamento dei contagi fra il personale inquadrato in Ateneo e non solo!
Fin da subito abbiamo chiesto la gratuità dei tamponi (possibilmente salivare poiché meno invasivi) per personale, studenti, esterni, vaccinati e non. Se questo non fosse assolutamente possibile il prezzo dovrebbe essere davvero simbolico. Sarebbe assurdo pagare per venire a lavorare. Si trovi una qualche soluzione ma la Salute e il diritto al lavoro di lavoratrici e lavoratori non possono e non devono essere compromessi.
Distanziamento e LAE Come CUB siamo convinti che grazie ad un utilizzo corretto del lavoro agile si possa minimizzare l’utilizzo dei tamponi e possa continuare a garantire la sicurezza necessaria.
Le norme attuali dicono che il LAE è ancora la modalità ordinaria di lavoro; non è attualmente previsto alcun rientro in presenza, eccetto che per l’attività didattica (che va effettuata prioritariamente in presenza).
Respingiamo quindi l’ordine dell’Ateneo sulla non modificabilità dell’organizzazione del lavoro.
Respingiamo il tentativo dell’Amministrazione di far venir meno l’obbligo di distanziamento.
Come provetti azzeccagarbugli, nascondendosi dietro la modifica di una parola (obbligo vs raccomandazione) non esitano a raggiungere il proprio obiettivo di riportare tutti gli studenti in presenza per affiggersi l’ennesima medaglia sulla pelle dei dipendenti e degli studenti. Quello che conta per Governo e fedeli esecutori della legge è muovere un po’ di PIL per tenere buoni gli affari e le rendite che profittano intorno alle Università.
In ogni caso vigileremo sul mantenimento del distanziamento e di tutte le misure previste dal protocollo per tutelare la Salute di tutt@.
In attesa delle prossime determinazioni ministeriali, chiediamo all’Ateneo di fare molta attenzione, mantenersi nel perimetro di applicazione dettato dal D.L. n. 111 del 2021 (attività in presenza legate all’erogazione del servizio dell’Istruzione), nel rispetto del principio di proporzione e cautela.
È inoltre indispensabile mantenere attivo tutto il personale in servizio. Evitare che si arrivi a sospendere senza stipendio lavoratrici e lavoratori vuol dire anche evitare che l’Ateneo si trovi a dover far a meno di personale assolutamente indispensabile per l’attività dell’Ateneo.
Ci stiamo organizzando per fornire un’assistenza legale per tutte le persone che si dovessero trovare di fronte alla sospensione dello stipendio – che ricordiamo non è una sanzione disciplinare (non porta infatti al licenziamento), ma una nuova tipologia di sospensione che decade appena si torna in “regola” con il green pass o quando terminerà lo stato d’emergenza (per ora stabilito al 31/12/2021). |