Lo scorso 28 giugno l’Amministrazione ci ha aggiornato sulla riorganizzazione.
In estrema sintesi, il DG ha passato in rassegna la riorganizzazione in corso in tutti i punti dell’Ateneo che sono interessati al riassetto. Cose note, niente di nuovo ed è inutile entrare nel dettaglio.
Niente di nuovo, tranne che per la prima volta è stato espresso un concetto che non è nuovo in sé, ma è nuovo per la funzione che gli viene assegnata: l’assetto organizzativo è pensato per “famiglie professionali”.
È una vita che ne sentiamo parlare, ma il riferimento era al contenuto delle attività.
Invece, ora è diventato l’architrave della riorganizzazione.
Dove sta il problema?
A nostro avviso, una riorganizzazione che abbia un senso deve esplicitare una descrizione del punto di arrivo.
In altre parole, deve dire: cosa si chiede di fare alla Amministrazione generale, cosa si chiede di fare ai Dipartimenti, ai Campus e alle altre strutture e quali sono le regole per risolvere sovrapposizioni e coordinare l’attività complessiva. Tutto sommato, abbastanza semplice e lineare, no?
E invece NO… NULLA di tutto questo viene rappresentato dalle slides della Amministrazione.
Almeno, il precedente DG parlava di “meccanismi di integrazione”, cioè di coordinamento tra le varie sfere di attività: aveva focalizzato molto bene il problema, che per altro, la sua stessa riorganizzazione aveva in qualche modo generato.
Quindi NON viene indicato un punto d’arrivo, un assetto “a tendere”, come diceva il precedente direttore del Personale.
Il che implica che i vari assetti di micro-organizzazione saranno definiti “volta per volta”.
Cioè, tradotto, “mano libera” (arbitraria e incontrollabile?) in tutti i contesti organizzativi.
Eclatante il caso della soluzione al problema di trovare un dirigente per quella parte di EX-ARIC che non è diventata ARTEC… ma ci torneremo…
Non di meno, si veda la riorganizzazione della didattica. Oppure, il riassetto dell’Area Servizi…
In questa modalità rientra anche la ridefinizione delle Posizioni di responsabilità, che sta avvenendo, nei vari riassetti, con molta attenzione al vincolo economico.
Tradotto: dove c’era un secondo livello che viene eliminato, subentrano due terzi livelli… e così via… in sostanza, ogni volta che si interviene sul punto, si fa in modo da star dentro il tetto.
Ma nulla di dettagliato è stato espresso sul modo in cui la selezione dei secondi o terzi livelli viene effettuata.
Il tutto, condito da uno stallo in fatto di mobilità del personale, su cui sono stati chiesti “i numeri”.
Con l’attenzione che vi suggeriamo: se siete titolari di un qualche incarico e chiedete la mobilità, fate attenzione: nella migliore delle ipotesi vi potrebbe essere proposto di rinunciare a eventuali indennità…se poi siete “comuni mortali”, pensateci due volte… potreste finire in un limbo di indeterminatezza difficile da reggere a lungo…
Non è accettabile nulla di tutto questo.
Soprattutto quando si ragiona sullo “stress da riorganizzazione”, rilevato persino – pare – da specialisti del settore… con buona pace di ogni sciocchezza sul “clima”, sulla “identità” e altre finezze teoriche simili… buone per caminetti radical-chic, ma non per capire veramente quel che accade…
Ciò nonostante, tutto questo accade realmente mentre il personale T/A continua, quotidianamente e con spirito collaborativo, ad erogare ogni genere di servizio all’utenza, spesso senza opportuna formazione, specifiche procedure di lavoro, esaustive direttive superiori.
A dimostrazione della capacità di adattamento e “problem solving” della categoria, nonostante la condizione organizzativa, salari da fame e continui attacchi politici alla dignità del ruolo!
Chiediamo al Rettore con forza e urgenza un incontro pubblico sulla riorganizzazione.
Si abbia il coraggio di affrontare il personale in un campo aperto alla discussione, perché sia noto veramente come stanno le cose: diverse da come le rappresentano…
Chiediamo al Rettore un incontro sulle modalità delle relazioni sindacali, che sono ad un minimo storico, forse per la “accondiscendenza” di una parte delle RSU: temi e calendari devono essere concordati.
Nessun incontro avrà la nostra legittimazione sin quando questo non avviene.
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