A questo punto, lo stato delle cose parla chiaro. Il risultato della riorganizzazione ennesima è uno e uno soltanto: si lavora di più, si lavora a pezzi di attività, si lavora a percentuale su vari settori…ma in ogni caso, si lavora tutti peggio, frustrati, più alienati e, se va bene, comunque con meno soldi del 2010 (… a parte i soliti fortunati…)
LA RICETTA PER LA RIORGANIZZAZIONE PERFETTA:
Prendi dai processi lavorativi quel che serve, ma evitando accuratamente di conoscerli, che è fondamentale; rimescola a caso, secondo un astratto modello teorico “a geometria variabile” o “a improvvisazione” (che conoscono e capiscono solo pochi iniziati), approntato per l’occasione; centralizza quanto basta; scarica sulle strutture le cose più complicate, noiose e che implicano problemi; shakera tutto con un po’ di misurazioni di carichi di lavoro a caso e aggiungi un pizzico di nuovi applicativi informatici super-performanti, ma solo per metà dei processi; infine, ingessa le mobilità e “rimuovi” i tempi determinati… ed ecco servita, in bella vista, quel che appare la riorganizzazione in corso.
Altro che efficienza! Altro che semplificazione! Lavorare di più e/o spezzettati, in ogni caso in condizioni peggiori, questo è quanto accade oggi!
Non è consentito a nessuno dire “io non sapevo”, o, come fa qualcuno in questi giorni, nessuno può dirsi “agitato” fuori tempo massimo come fanno certi “confederali”… sono sempre loro, gli stessi che hanno sempre condiviso una legislazione e un sistema di accordi inaccettabile… e ora fanno finta di lamentarsi che il potere di organizzazione sia nelle mani della dirigenza. Sono loro ad averlo consegnato nelle mani “datoriali”, sin dagli anni novanta e, a seguire, in ogni occasione… sino alla riforma Brunetta e alle famigerate “Madia”… ma ora fanno finta di non ricordarsene.
Ai nostri occhi non sono credibili! Basta vedere che cosa hanno combinato sul contratto integrativo e accordi CGIL e CISL!
CUB, all’opposto, ha sempre rivendicato che il lavoro lo organizzano i lavoratori; che sono i lavoratori (come i vecchi operai nelle fabbriche… ma non è più di moda!) a sapere cosa serve per fare andare avanti il processo fino al “prodotto” finale!
Cosa abbiamo oggi davanti ai nostri occhi?
- Che non si vede ancora nessuna stazione appaltante;
- che la nuova Area dei Servizi Bologna/ASB, ad un anno quasi dal “concepimento”, è ancora lì che deve avviare la propria operatività, portandosi appresso l’arretrato di AUTC;
- che tutto si può dire meno che il ciclo della didattica sia stato riordinato e semplificato;
- che chi ha fatto didattica per anni e sino a ieri, oggi rischia di sentirsi dire che “non vai più bene!”;
- che chi ha fatto presidio ai plessi per anni e sino a ieri, oggi vede nascere i distretti senza sapere chi fa cosa, operativamente e non in astratto…
- che ai dipartimenti vengono scaricate una serie di incombenze arbitrariamente e senza che qualcuno ne spieghi PRIMA il senso…
aggiungete voi “la qualunque”: non sbaglierete!
E nonostante tutto ciò, tutto questo garbuglio e tutta questa fatica nel complicare ciò che di suo è già problematico, ancora Magnifico Rettore candidamente afferma “Abbiamo ritenuto di procedere con più cautela”, con buona pace di ogni principio di coerenza dell’azione amministrativa e con scherzo dell’intelligenza altrui.
Ma poco importa: “tutto è sotto controllo”, non disturbate il manovratore…
Saremmo così balzati dalla organizzazione precedente alla “improvvisazione organizzativa” e ora intravvediamo il futuro: l’organizzazione “liquida”, perché fondata sulla “liquidazione” di ogni competenza professionale e di ciò che rimane del personale “necessario”…
Eccola, la “soluzione finale”!!
Intanto, il personale TA manifesta una fortissima inquietudine e un pesante disorientamento poiché conosce le difficoltà del lavoro di ogni giorno, vede molto bene le anti-funzionalità e ritiene che una riorganizzazione vista solo dall’alto non è strutturalmente in grado di risolvere alcunché, anzi, semmai fosse possibile, peggiora ogni volta che ci mettono le mani…
E alla fine, rimane, come unica certezza, un lavorare più complicato, mal distribuito… più lento e meno pronto alla soluzione di problemi…, mal retribuito… ma certamente più controllabile dal Centro in ogni passaggio, anche in virtù del proliferale di figure intermedie, fidelizzate dalla prospettiva di una paghetta aggiuntiva e di una possibile “carriera”!
Tutto qui? È questo lo scopo?
Rimane granitica ai nostri occhi l’evidenza di una organizzazione completamente fuori controllo con vertici politici e tecnici che ragionano su massimi sistemi estranei al funzionamento di un Ateneo.
Il MR, in campagna elettorale, voleva “un Ateneo che corre!”, ma non aveva aggiunto: “verso il baratro”…
L’avessimo capito per tempo… quando per tempo lo abbiamo detto, in splendida solitudine e tutti contro a linciare!
C’è qualcuno in Ateneo capace di porre un freno alla liquefazione della macchina amministrativa?
C’è qualcuno in Ateneo che ha le soluzioni che servono?
Sicuramente SÌ… e quel qualcuno è il personale Tecnico Amministrativo e nessun altro!
A patto, però, che faccia sentire la sua voce, la sua rabbia, la sua frustrazione… sia individualmente ogni giorno, sia con azioni collettive, forti e tenaci.. in una parola con la lotta sindacale vera!
FERMIAMOLI! FERMIAMO QUESTO DISASTRO!
Chiediamo che il Rettore abbia il coraggio di convocare immediatamente una assemblea di Ateneo sulla riorganizzazione, per ascoltare “dalla truppa e non dai suoi generali” cosa serve a questo Ateneo, quali sono i punti critici da correggere e i punti di forza da valorizzare.
Non ci interessa ascoltare ad ogni inaugurazione, discorso, buffet il solito ritornello sul “rancio ottimo e abbondante”.
E men che meno ci interessa ricevere un video-messaggio in cui ci viene detto che siamo stati bravi-bravissimi, ma senza mettere mai mano al portafoglio(!!!), risolvendola con la solita pacca sulla spalla (ma neanche quella, in verità).
VOGLIAMO MIGLIORI CONDIZIONI DI LAVORO!
PENSIAMO CHE SOLO I LAVORATORI SONO IN GRADO DI MIGLIORARE L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO: NOI E NESSUN ALTRO!
BASTA ESSERE VITTIME SACRIFICALI DI OBIETTIVI E PROGETTI ASTRUSI, SEMPRE E COMUNQUE CALATI DALL’ALTO.
PRENDIAMOCI LA DIGNITÀ DEL NOSTRO LAVORO!
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