Diamo atto che l’Amministrazione ha recentemente prodotto un lavoro di ricognizione dei fabbisogni di PTA relativo ai Dipartimenti, che da almeno da due decenni veniva richiesta (da CUB) e che sinora non si era trovato il modo di ottenere che fosse fatta. Ottimo lavoro e grazie a chi ci ha messo competenza e testa.
Ancor più importante è che i risultati saranno condivisi e resi pubblici, anche in chiave comparata.
Questa dimensione di trasparenza, se attuata, è persino più rilevante del primo livello di considerazione. Quindi: grazie!
E qui i “grazie” (sinceri e senza riserve) possono finire… e si apre l’analisi di un quadro che NON è immune da difetti e aree di possibile miglioramento.
Di seguito, offriamo riflessioni e proposte “non richieste”: le nostre.
Il punto di partenza è che con molta fiducia nelle proprie capacità persuasive, l’Ateneo ha diffuso in marzo la proposta di programmazione complessiva del personale.
Ci è stato spiegato che salvo il turnover al 75% (che significa sole 3 assunzioni ogni 4 cessazioni), è stato possibile garantire circa un quarto delle richieste di PTA per i dipartimenti (non di più) e circa un quinto delle richieste di PTA per le aree della Amministrazione generale (non di più).
È stato lasciato poco sullo sfondo il “vanto” per cui “nessun ateneo in Italia oggi ha potuto garantire tutto ciò”… ai docenti… per essi, insomma, nessun “sacrificio”.
Grazie-ma-no-grazie
Dovremmo dunque essere contenti per vedere (solo relativamente) ridotte le assegnazioni rispetto alle esigenze censite e dovremmo persino gioire di veder fomentata, in modo sicuramente involontario, la contrapposizione tra personale della centrale e personale delle strutture e delle altre sedi…
Grazie-ma-no-grazie
La quantificazione del fabbisogno è avvenuta sulla base di indici: il primo, la misura della “massa amministrata”; il secondo, le unità richieste dalle singole strutture.
Va da sé che la risposta del sistema si dovrebbe basare sulla sola dimensione della massa media amministrata, checché ne dica chiunque… E ciò andrebbe associato anche a un’analisi, che non è mai stata fatta, dei carichi e dei processi lavorativi: quanto lavoro assorbe il processo x…
In pratica, servirebbe una assegnazione sul richiesto, proporzionata alla massa amministrata, accompagnata da una rilevazione dell’assorbimento di lavoro dei processi produttivi.
Crediamo sia condivisibile l’osservazione che abbiamo portato ai tavoli sindacali per la quale, in assenza di una ricognizione analitica dei processi e dell’assorbimento di lavoro, qualunque assegnazione di personale non è “organizzativamente razionale”.
Lo sanno molto bene anche coloro che professionalmente fanno questo mestiere in questo ente. Persone perbene, che si trovano, come tutti, a lavorare in contesti dati.
In ogni caso, se va bene, questa modalità di assegnazione servirà solo a placare l’ira di chi sta sotto pressione, perché gli si potrà dire che “stiamo nella stessa barca”… Omettendo sempre di precisare che è una barca a remi e ai remi ci stiamo sempre noi!
Grazie-ma-no-grazie
Altro rilievo NON-RICHIESTO: il piano del fabbisogno NON fa mai riferimento neppure per sbaglio all’applicazione della “Madìa” per quanti ancora ne avessero i requisiti.
Anzi, non è uno sbaglio, ma proprio non si vuole in alcun modo attivare quel canale. Questa è proprio una scelta della Governance (su questo vedi link). E questa omissione l’Amministrazione la può sostenere solo con il tacito assenso dei signor firma-laqualunque… ricordiamocelo bene!
Grazie-ma-no-grazie
Il piano, esposto come il migliore in Italia, manca infine dei dettagli operativi: si dice un quantum, ma NON a quali strutture e NON si declina in termini di qualità, cioè dei profili professionali sui quali si orienteranno le procedure selettive… ci sentiamo in mani sicure?
Nello specifico, è stata annunciata una misura finalizzata solo ad alcune famiglie professionali più che ad altre (su questo vedi link). Cosa che guardiamo con attenzione e anche con curiosità: come verrà rappresentata e spiegata la ragione per cui concorsi e ipotetiche PEV siano “riservate” a una categoria e non ad altre? Non sarebbe meglio puntare a una equità più generale?
Grazie-ma-no-grazie
Vedrete un accaparramento di meriti da parte di alcune sigle dentro una guerra di tutti contro tutti: il contrario di ciò che sarebbe stato necessario. Esattamente il contrario. La corporazione, qualunque essa sia, divora sé stessa e si mangia le risorse di tutte/i… e questo spiega bene la comparsa di sindacati sempre più concentrati sulle “rendite” di posizione.
Grazie-ma-no-grazie
Ultimo a chiudere il cerchio della modernizzazione organizzativa, l’attribuzione di “pieni poteri” alla D.G. (lo diciamo con ironia, anche perché la storia-patria dimostra che tutti quelli che hanno avuto questa ambizione poi non hanno ottenuto esattamente il successo che si attendevano…) nella definizione dei parametri per la costituzione/abolizione di uffici e settori.
In un mondo “razionale”, che mette allo stesso livello tutte le istanze, ponderate in base ai carichi dei processi lavorativi, questa opzione sarebbe sembrata persino appropriata, anche dal punto di vista della “assunzione di responsabilità”. A priori, potrebbe persino rappresentare – se utilizzata con accortezza e trasparenza – un buon meccanismo di flessibilità microrganizzativa, potenzialmente utile.
Dentro Unibo però questa avocazione serve esclusivamente a costituire nuove posizioni di incarico (capi ufficio, capi settore) e, contestualmente, a tenerne in piedi altre anche in assenza di un gruppo, anche solo di 2 persone, da coordinare. Si fa sempre il contrario di quanto si dovrebbe fare, ovvero disegnare l’organizzazione partendo dalle persone che lavorano e non da chi “le fa lavorare”!
Grazie-ma-no-grazie
Poiché nessuna rilevazione dei carichi di lavoro è stata fatta e nemmeno in relazione ai processi vi è una comparazione trasparente rispetto alla necessità di adeguare il quadro di comando dei Dipartimenti, in misura inversamente proporzionale al “nulla” la preoccupazione può solo aumentare a piacere…
E dunque, alla stregua della costruzione di nuove e fantasiose Aree della Amministrazione generale, già riorganizzate e ridenominate ripetutamente, al punto che sembra di leggere una crisi di identità operativa (qualcuno ironizzando avrebbe affermato di aver visto aggirarsi Dirigenti che ripetevano “chi sono io e cosa faccio?” con lo sguardo perso nel nulla… ma sicuramente è una burla…), alla stregua delle Aree, si diceva, anche i Dipartimenti saranno riorganizzati, curando sempre di far mancare qualsiasi base razionale per le decisioni…
Grazie-ma-no-grazie
Insomma, abbiamo fabbisogni definiti in base a qualsiasi cosa (va bene) ma NON in base ai carichi (va male); abbiamo poi una organizzazione definita in base a requisiti minimi (andrebbe bene), ma NON in base a una ricognizione dei processi (va male); e, come risultato, un continuo sparigliamento di ogni forma di relazione funzionale alla sopravvivenza dell’ente medesimo (peccato mortale).
A fronte di ciò:
Chiediamo la moratoria di ogni riorganizzazione che non sia preceduta da una attenta ricognizione dei carichi di lavoro e dei processi, condivisa con gli operatori addetti, che porti a criteri dimensionali standardizzabili (ma non a tutti i costi), espressi in termini di FTE (leggi “full-time equivalent”, sul quale puoi consultare il seguente link) con chiara espressione di chi fa cosa, come interagisce con le altre unità organizzative, entro quale quadro di responsabilità delle decisioni.
Servono poi misure straordinarie di stabilizzazione e reinternalizzazione di alcune figure professionali e serve che il piano sia adatto per dotarsi di soluzioni per la sostituzione di chi è assente, perché non è pensabile che le assenze sempre possibili (es. per maternità, congedo, infortunio, ecc.) siano ammortizzate su sé stesse, cioè assorbite dalle colleghe e dai colleghi della stessa unità organizzativa in termini di incremento del carico dei singoli.
Infine, una cortesia: risparmiate la demagogia del personale TA “al centro”.
La conosciamo già, perché significa “al centro del mirino” del decisore di turno, con buona pace dei senatori e consiglieri del PTA.
Grazie-ma-no-grazie
Per cambiare tutto questo……