Care colleghe, cari colleghi,
apprendiamo dalla stampa che anche il Politecnico di Torino è riuscito a produrre una disciplina interna volta a porre limitazione alle attività di ricerca in ambito militare. Prima ancora, grazie all’opera dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, guidato da Federico Giusti, delegato CUB nel settore pubblico, l’Ateneo di Pisa e quello di Siena avevano adottato alcune misure, anche a livello statutario, per impegnarsi ad astenersi da qualsiasi tipo di collaborazione con i soggetti che hanno interessi economici correlati alle guerre.
Vediamo quindi che in alcune Università si può e si riesce a puntare alla concretezza grazie alla sensibilità delle lavoratrici e dei lavoratori (tutte e tutti, personale docente e ricercatore inclusi) e tramite le rappresentanze sindacali unitarie (RSU).
È chiaro che per ottenere questi risultati serve una RSU in grado di funzionare e opporsi alle posizioni guerrafondaie della propaganda generalista.
Invece in Unibo una RSU appositamente convocata nel mese di febbraio 2024 (in concomitanza di alcune scadenze elettorali), ed eccezionalmente partecipata anche dalle sigle che nel resto del mandato 2022-2025 hanno impedito la costituzione dell’assemblea plenaria RSU (vedi link), ha potuto raggiungere l’unanimità solo su un testo di mediazione. Nello specifico, ricorderete, per raggiungere l’unanimità della decisione la RSU ha espresso una più generica richiesta di impegno rivolta al Magnifico Rettore a intraprendere azioni di “opposizione istituzionale” e a prevedere eventuali aiuti accademici per studenti, ricercatori e docenti universitari coinvolti nelle guerre.
Un anno dopo, CUB ribadisce il suo contrasto deciso alla guerra e all’economia di guerra e il suo impegno a lavorare concretamente per la pace!
Per questo chiediamo a tutta la comunità accademica azioni concrete per la pace e impegni fattivi per l’affermazione di politiche tese al disarmo!
Clicca qui per leggere anche il comunicato pubblicato da CUB Milano