Care colleghe, cari colleghi,
come saprete, nel mese di febbraio il tavolo sindacale ha avviato i lavori per la modifica del regolamento d’Ateneo in materia di Progressioni Economico Verticali.
Oggi, infatti, grazie a una modifica del Testo Unico sul pubblico impiego, le procedure attivabili dalle Amministrazioni Pubbliche per i passaggi di categoria (da B a C, da C a D, ecc.) sono di due tipi.
Oltre alle PEV ordinarie che richiedono i titoli di studio previsti per i concorsi per gli esterni, adesso è possibile avviare le PEV transitorie che sono aperte a coloro che hanno “requisiti di esperienza e professionalità maturate ed effettivamente utilizzate dalle amministrazioni”, anche in assenza di titoli di studio.
Si tratta di un’occasione unica (dicono), peccato che…
- dopo soli due incontri, in data 13 marzo 2024, alcune Organizzazioni Sindacali e le RSU USB hanno sottoscritto un verbale di confronto che vincolerà l’Ateneo nella redazione del nuovo regolamento interno;
- si sia rapidamente discusso della regolamentazione, senza prima capire quante saranno le PEV attivabili come ordinarie e come saranno ripartiti i posti delle PEV transitorie sui vari passaggi (quante possibili PEV da B a C e quante possibili PEV da C a D);
- la regolamentazione approvata tramite il verbale già sottoscritto appare penalizzante rispetto alle norme vigenti in merito alle modalità di attuazione delle PEV transitorie come di seguito illustriamo nello specchietto di approfondimento.
Come CUB abbiamo partecipato alla discussione presentando subito alcune specifiche mozioni:
- mettere in trasparenza il numero di posizioni che possono già ora essere messe a bando per le PEV ordinarie alle quali – dal 2021 a oggi – sono stati per legge riservati svariati punti organico;
- dare priorità alle selezioni ordinarie che NON sono state svolte dal 2021 a oggi così da consentire i passaggi di categoria a chi è in possesso dei titoli;
- avviare contestualmente le PEV transitorie in modo che le stesse possano davvero essere opzionate da chi al momento non ha i titoli per partecipare alle PEV ordinarie (su questo confronta tra tutti il comunicato del 13.04.2021).
In altre parole, le tempistiche di espletamento delle procedure dovrebbero essere tali da favorire l’accesso alle procedure ordinarie di chi ha i titoli così da destinare effettivamente le PEV transitorie a chi non ha il titolo per accedere alle PEV ordinarie.
La normativa vigente stabilisce che le Progressioni “transitorie” (ovvero senza specifico titolo d’accesso) siano assegnate sulla base degli elementi di valutazione stabiliti dalla contrattazione collettiva:
a) esperienza maturata nell’Area di provenienza
b) titolo di studio
c) competenze professionali quali, a titolo esemplificativo, le competenze acquisite attraverso percorsi formativi, le competenze certificate (es. competenze informatiche e linguistiche), le competenze acquisite in contesti lavorativi, le abilitazioni professionali.
All’interno di questi elementi, CUB ai tavoli ha chiesto di valorizzare al massimo l’anzianità di servizio acquisita sia in Ateneo che in altre Amministrazioni.
Resta fermo che tra gli elementi sopra individuati non sono previste prove specifiche perché per queste peculiari procedure non sono richieste valutazioni comparative. Infatti, in altri comparti, diverse Amministrazioni hanno attuato queste particolari PEV sulla base dei soli elementi di valutazione prestabiliti.
L’Ateneo ha invece scelto di introdurre un gravame a carico dei partecipanti: una prova da svolgersi “a casa”. Occorrerà infatti redigere una “relazione” per presentare “l’attività lavorativa svolta illustrando una o più situazioni problematiche in cui sono state necessarie determinate competenze per affrontare la situazione stessa evidenziando i comportamenti assunti e le soluzioni individuate”.
Si tratta pertanto di una sorta di valutazione comparativa non richiesta dalle norme, e come se non bastasse da svolgersi a casa, il cui valore a nostro parere è pari a quello di un foglio bianco. Perché trattandosi di un compito fatto a casa, in modo asincrono e con possibili interferenze di terzi (figli, parenti, amanti, altre sigle sindacali…), va da sé che difficilmente sarà valutabile in modo oggettivo. E per giunta chi non invierà la relazione non si vedrà valutate le proprie competenze professionali.
Sulla base delle motivazioni sopra riportate CUB ha ritirato la propria delegazione RSU perché, per dirla in breve, come al solito, si fanno le cose per come servono a loro e non per come si dovrebbero fare.
A dimostrazione di ciò, la delegazione di parte pubblica, in un contesto che ricordava l’asta del pesce di Tokyo, con il solito contegno ha solamente espresso la necessità di valorizzare gli incarichi assegnati al personale di categoria C per il passaggio alla categoria D nonché di evitare qualsiasi automatismo anche attraverso l’assegnazione di punteggi alla “relazione fatta a casa”.
La sensazione di assoluto disinteresse allo sviluppo di una vera discussione da parte della delegazione di parte pubblica (già ristretta al solo dirigente APOS) ci ha fatto dedurre che non era possibile ragionare sul migliore dei mondi possibili perché non c’era un mondo possibile.
Proprio per questo abbiamo ritirato la delegazione lasciando al tavolo la definizione delle determinazioni da inserire nel verbale di confronto, sapendo che sulle stesse non sono da escludersi azioni legali da parte del personale potenzialmente interessato in particolare in relazione ai punteggi assegnati ai titoli di studio.
Rispetto invece alle PEV ordinarie, delle quali il verbale di confronto non fa quasi menzione, è stato convocato un nuovo tavolo al quale noi non parteciperemo perché la scelta della “relazione fatta a casa” è già stata cristallizzata in quello stesso verbale. Proprio così: anche nell’ambito delle PEV ordinarie vengono sì cassate le due prove orali che avevamo tanto criticato, ma solo per sostituirle con una dimostrazione in forma scritta del proprio valore professionale – cosa che per noi resta equivalente a un foglio bianco.
Sia chiaro: non vogliamo fare i guastafeste e facciamo già in anticipo i complimenti ai colleghi che riusciranno a superare queste forche caudine. Tuttavia, i numeri che non sono stati definiti e le regole che invece sono state sì definite (male) con riferimento alle PEV transitorie ci fanno presagire una delusione per molti. Il sospetto è che, per la regolamentazione che si stanno dando, le PEV ordinarie saranno quasi peggio delle transitorie perché vorranno essere quasi esclusivamente appannaggio delle categorie più “alte” indipendentemente dai fabbisogni dichiarati negli anni precedenti.