Dopo la nostra richiesta del 26.08.2021, l’Amministrazione ha convocato le parti sindacali e gli RLS sull’applicazione del D.L. 111/2021.
L’Ateneo si è presentato con una linea semplice: nessuna sensibilità, niet-niet-niet ad ogni proposta di buon senso utile a salvaguardare la sicurezza di TUTTI ed evitare possibili esiti discriminatori.
METTETEVI L’ANIMO IN PACE!
Dal 1° settembre tutto il personale docente, tecnico amministrativo, studenti e assimilati deve esibire la certificazione verde. Le attività di verifica avverranno, tramite app installata su dispositivi aziendali, forse anche con l’ausilio della Regione Emilia-Romagna che verosimilmente fornirà la sua banca dati per l’incrocio dei dati (inciso, come si fa con il consenso al trattamento dei dati?)
CHI FARÀ IL CONTROLLO?
I responsabili di Area e di Struttura, con possibilità di delegare tale responsabilità ad altri soggetti interni (capi settore, capi ufficio…) o a soggetti esterni. Il solito scarico di responsabilità, che in questo caso potrà comportare per chi esercita il controllo anche possibili denunce (quindi, responsabilità personale in sede penale) e scaricherà a valle (su capi settore e capi uffici) l’onere di provvedere per quanto concerne le sospensioni.
OCCHIO: Per il conteggio dei 5 giorni per la sospensione potrebbero valere anche i giorni di lavoro in LAE! E questo nonostante il Decreto Legge abbia introdotto la certificazione verde per la tutela della salute pubblica “nell’erogazione IN PRESENZA del servizio essenziale dell’istruzione”. Nel caso, è evidente che saranno risate (tristissime!), ma anche ricorsi e ancora denunce…
IN PRATICA: pur di aderire ottusamente ad un Decreto Legge e ad una non troppo celata volontà politica, l’Ateneo appare disposto (oltre a mettersi in ridicolo con gli eventuali controlli da remoto) ad abbassare l’asticella delle regole di protezione. Quindi, sia chiaro, Unibo intenderebbe fare peggio di quanto le norme richiedono…
UN ESEMPIO: fino ad oggi il protocollo di sicurezza ha previsto il distanziamento di almeno 1 metro, l’Ateneo sostituisce l’obbligo di distanziamento con una raccomandazione all’uso della mascherina.
Un po’ come quando per far arrivare i treni in orario – nel ventennio – si aggiustavano gli orari ai ritardi!
L’EFFETTO è che tutti i lavoratori – anche vaccinati – saranno esposti ad una diminuzione della protezione sanitaria. E questo nonostante tutto il personale esternalizzato non sia soggetto alla verifica della certificazione verde.
ESATTAMENTE IL CONTRARIO DI CIÒ CHE ABBIAMO CHIESTO: interventi precisi di controllo sulla igienizzazione e sulla idoneità dei luoghi, mantenimento di alti livelli di LAE, riconoscimento dei costi per tamponi in capo all’Ente, non-attivazione di procedimenti di sospensione.
Per i lavoratori si propone l’obbligo di certificazione verde anche da remoto, ma per gli studenti si prevedono solo controlli a campione. Inoltre, in Università non si effettua la misurazione della temperatura e ora è formalmente concesso a tutti (studenti e personale) di indossare qualsiasi tipo di “mascherina” (si punta, è evidente, al risparmio di costi nonostante la piena consapevolezza del fatto che ora solo le FFP2 scientificamente giudicate idonee…)
ATTENZIONE: Non si deve abboccare allo scontro tra vaccinati e non vaccinati perché il Green pass non tutela nessuno. Ci aspettiamo che vengano messi in campo tutti i tentativi di dividere chi lavora, solo per nascondere la vergognosa incapacità di decidere e scaricare i costi della sicurezza sui lavoratori.
IN SINTESI, l’Ateneo si piega ai voleri di una decretazione d’urgenza assurda che tra le tante introduce l’obbligo della certificazione verde per accedere ai luoghi di lavoro e ancora peggio si assume la responsabilità di una diminuzione della sicurezza in ambiente lavorativo.
PRONI E SUPINI CONTEMPORANEAMENTE alla volontà politica del Governo.
EPPOI SI SORPRENDONO SE I COLLEGHI SI COSTITUISCONO IN GRUPPO SPONTANEI, PER OPPORSI IN QUALCHE MODO ALLA STUPIDITÀ ORGANIZZATA CHE CI GOVERNA…
A tutta sull’obbligo di Green Pass, nonostante lo stesso non abbia alcun significato sul piano sanitario e nel frattempo si usa la TECNICA DEL CAPRO ESPIATORIO su cui addossare ogni responsabilità! Per il lavoratore, rispettare i protocolli, stare a distanza, non respirare, non protestare e alla fine di vaccinarsi. E peggio ancora per chi effettuerà le verifiche che si troverà – da solo – a rispondere delle proprie azioni…
Dalla combinazione di queste indicazioni astruse con l’ottusità di chi poi le mette in pratica anche peggio, ciò che ci aspettiamo è un POSSIBILE INCREMENTO DEI CONTAGI!!
CUB PRETENDE, lo ribadiamo, che l’Ateneo faccia la sua parte di datore di lavoro: che si prenda la responsabilità di garantire che tutte le misure necessarie siano attivate, dalla sanificazione, alla areazione, alle distanze, al riconoscimento economico dei costi dei tamponi (per chi è vaccinato, per chi non può o non intende vaccinarsi, perché tutti hanno diritto di lavorare in sicurezza), alla modulazione intelligente del lavoro in presenza.
NON HA ALCUN SENSO INTRODURRE UN LASCIAPASSARE PER LAVORARE, SE QUESTO LASCIAPASSARE NON HA ALCUN SIGNIFICATO DAL PUNTO DI VISTA SANITARIO.
ABBIAMO CHIESTO – E CONTINUIAMO A FARLO – AI VERTICI DI ATENEO DI FERMARSI E RIVALUTARE LA SITUAZIONE. AD OGGI, APPARE DIFFICILE PURTROPPO SPERARE IN UN RAVVEDIMENTO
BASTA SCARICARE SU CHI LAVORA I COSTI E LE RESPONSABILITÀ CHE DEVONO ESSERE DEL DATORE DI LAVORO!!!
CUB DIFENDERÀ SEMPRE IL DIRITTO AL LAVORO! ANCHE NELLE FORME AUTORGANIZZATE!