SORPRESA!! APOS si fa beffa dell’accordo sul Telelavoro e limita il diritto dei lavoratori e delle lavoratrici non concedendo proposte di TLD che contengano più di 2 giorni su 5, nemmeno quando i responsabili di ufficio li hanno preventivamente approvati!
Lo “standard” dei 3 giorni in presenza e 2 in telelavoro proposto dal DG è diventato un DICTAT supinamente subito anche dai responsabili di Area/Struttura e costantemente “proposto” come “direttiva”. O firmi i due giorni o niente.
E per di più li firmi in fretta (entro una settimana dalla ricezione del contratto), altrimenti perdi il posto in graduatoria. Ma dove è scritta questa regola?
L’Ateneo non può creare regole ARBITRARIE, CHE NULLA HANNO A CHE FARE CON L’ACCORDO CHE HANNO SOTTOSCRITTO.
Tale disposizione deve essere prevista in disposizioni già note! Nell’Accordo TL oppure nei regolamenti, non si può inventare d’imperio una regola così stringente e inserirla nel bando senza le dovute garanzie!
Il regolamento non pone limiti di questo tipo e ne rimette la valutazione al responsabile!
E se non bastasse, il Documento del Ministero Economico che Disciplina il Telelavoro dice solo che “i rientri non possono essere meno di uno” ma non che debbano essere addirittura di 3 giorni su 5 e per giunta UGUALI PER TUTTI!!!
Come CUB abbiamo fin da subito segnalato che la regola dei 3 giorni settimanali di presenza minima era un’assurda rigidità una imposizione datoriale che penalizza troppi colleghi.
In Senato Accademico avevamo chiesto una sospensione del Bando TL fino a fine dell’emergenza sanitaria. Ma ci hanno risposto che “bisogna andare avanti, poi si vedrà…a migliorare siamo sempre in tempo…”
Ora, poiché Apos sta facendo la voce grossa rivalutando (negativamente) numerose richieste di TL con più di 2 gg a settimana, invitiamo coloro che sono interessati a fare molta attenzione a quanto scritto nel progetto di telelavoro e A NON FIRMARE!
Cosa non funziona?
Non funziona che i confederali abbiano sottoscritto un accordo, vendendolo come innovativo, salvo poi rendersi conto che l’Amministrazione lo applica secondo la sua esclusiva valutazione.
E LORO – I FIRMATARI – NON BATTONO CIGLIO E NON PRETENDONO IL RISPETTO DEGLI ACCORDI.
Per ottenere che l’Amministrazione non applichi il TLD in modo difforme dall’accordo (che pure NON abbiamo sottoscritto), CUB ha proposto alla RSU di “ritirare la firma”, ossia di “dire” ai propri “territoriali” di ritirarla: era l’unico modo per indurre l’Amministrazione alla ragionevolezza.
Invece, “avanti Savoia!”
Tanto i confederali prima firmano accordi, vantandosi di aver sottoscritto il miglior accordo possibile, e poi davanti all’arbitrio interpretativo dell’Amministrazione, non hanno il coraggio di FARLI RISPETTARE, lasciando i colleghi in balia dei desiderata dell’Amministrazione.
NON funziona nemmeno il controllo sulla SICUREZZA delle POSTAZIONI Di TLD:
Al momento UNIBO ha demandato completamente la questione ai singoli lavoratori, facendogli rilasciare, tramite uno dei suoi questionari, delle dichiarazioni che suonano come una assunzione di responsabilità. Hai la scrivania adatta? Hai la sedia adatta? La luce entra dalla finestra dal lato giusto? Se dici sì, ti assumi tutti gli oneri del caso. Ma comunque nessuno mai verrà a verificare quanto dichiarato perché non abbiamo il personale per eseguire questi controlli. Nemmeno a campione. Ma davvero?
E comunque, ancora in piena emergenza, a che serviva “fare in fretta”?
Perché il LAE sperimentato fino ad ora appare per molti aspetti più evoluto del telelavoro proposto. L’Amministrazione invece sfrutta l’attivazione dei contratti di telelavoro a giornate per estendere ai firmatari il regime del telelavoro fino al termine dell’emergenza.
Nel mese luglio 2020 CUB ha chiesto formalmente all’Amministrazione di sospendere gli accordi di telelavoro già in essere affinché fosse applicato a tutti i lavoratori il LAE, modalità di lavoro individuata ordinaria dal legislatore per tutto il periodo dell’emergenza.
Così ad agosto 2020 Apos aveva rivalutato la propria posizione e dato indicazione ai colleghi in telelavoro di presentare domanda di LAE per le giornate non rientranti nel contratto di telelavoro.
Sfruttando poi come copertura il nuovo Accordo di telelavoro sottoscritto da FLC CGIL e CISL, con comunicazione della Dirigente Apos si è tornati ad applicare l’estensione a tutti i telelavoristi.
Chiaro, no?
Succede esattamente questo: chi ha un contratto di telelavoro non può presentare domanda di LAE (viene rifiutata) e deve farsi carico di richiedere l’estensione del telelavoro a tutte le giornate lavorative per poter lavorare da casa.
Aggiungiamo che molti dei lavoratori Unibo in telelavoro sono ascrivibili alla categoria dei lavoratori fragili per la legislazione COVID.
TUTTO QUESTO SUCCEDE SOLO PER RISPARMIARE QUALCHE BUONO PASTO?
OPPURE IN BALLO C’E’ QUALCOS’ALTRO CHE NON SI RIESCE A COMPRENDERE?
QUESTA CONFUSIONE MISTA AD ARBITRIO VA FERMATA! PASSATA L’EMERGENZA SE NE RIPARLERÀ.
CONSENTIRE CHE L’AMMINISTRAZIONE ABBIA MANO LIBERA SULLA APPLICAZIONE DELL’ACCORDO È UNA SVENDITA DEI DIRITTI DI CHI LAVORA.
SEGNALATECI OGNI FORZATURA SU PROGETTI, SPECIALMENTE SE RELATIVI ALLA COMPRESSIONE DELLE GIORNATE IN TLD.
NON FIRMATE NESSUN PROGETTO CHE NON RISPECCHI LE VOSTRE ESIGENZE DI CONCILIAZIONE!!!
SE NON SARANNO ATTIVATI I 500 CONTRATTI DI TL PREVISTI, L’AMMINISTRAZIONE FORSE CI STARA’ A SENTIRE!
Non affrettatevi a firmare, per legge avete almeno 30 gg di tempo prima di perdere il vostro posto in graduatoria. Non lasciatevi intimorire da questo spauracchio. E per giunta il prossimo bando uscirà a metà anno.
LA GATTA FRETTOLOSA FA I FIGLI CIECHI!
CUB-SUR, DALLA PARTE DELLE LAVORATRICI E I DEI LAVORATORI, SEMPRE!
_____________________
LINK
ARAN: TELELAVORO
(estratti) Art. 5
Postazione di lavoro e adempimenti dell’Amministrazione
2.Le spese per l’installazione e la manutenzione della postazione di telelavoro, che può essere utilizzata esclusivamente per le attività attinenti al rapporto di lavoro, sono a carico dell’amministrazione; sono, del pari, a carico dell’amministrazione le spese relative al mantenimento dei livelli di sicurezza. Le attrezzature informatiche, comunicative e strumentali, necessarie per lo svolgimento del telelavoro, vengono concesse in comodato gratuito al lavoratore per la durata del progetto. La contrattazione di comparto prevederà forme di copertura assicurativa delle attrezzature in dotazione e del loro uso.
4. Ciascun progetto prevederà la possibilità che siano disposti, con frequenza media da definirsi eventualmente nella contrattazione di comparto, rientri periodici del lavoratore presso la sede di lavoro.
5. L’amministrazione deve garantire che la prestazione di telelavoro si svolga in
piena conformità con le normative vigenti in materia di ambiente, sicurezza e
salute dei lavoratori. L’amministrazione è tenuta a fornire al lavoratore la
formazione necessaria perché la prestazione di lavoro sia effettuata in condizioni
di sicurezza per sé e per le persone che eventualmente vivono negli ambienti
prossimi al suo spazio lavorativo.
ACCORDO INTEGRATIVO UNIBO SU TELELAVORO
(estratti)
Art. 9 Orario di lavoro
Di norma sono previsti rientri presso la struttura di appartenenza pianificati con il proprio o la propria responsabile sulla base del tipo di servizio svolto e sulla necessità della struttura di riferimento, con una frequenza preventivamente programmata ed indicata nel singolo contratto individuale.
(ndr NON C’E’ ALCUN RIFERIMENTO AD UN MINIMO E UN MASSIMO DI GIORNATE DI RIENTRO PERTANTO NON CI PUO’ ESSERE UN VINCOLO GENERALE AD UN RIENTRO MINIMO DI 3 GIORNATE)
Art. 12 Postazione di lavoro e misure di prevenzione e protezione
Al telelavoratore viene inviato un documento predisposto dal Servizio di Prevenzione e Protezione – SPP utile a rilevare le caratteristiche della postazione, sulla quale il Servizio di Prevenzione e Protezione esprime parere di conformità ai requisiti di sicurezza previsti dalla normativa.
LINK SULL’EMERGENZA COVID
https://www.regione.emilia-romagna.it/coronavirus
http://www.comune.bologna.it/coronavirus/
http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus
ARAN – COVID |