“Gentile collega,
le riportiamo in calce l’elenco delle giornate in cui sono stati inseriti/modificati alcuni dati relativi alla sua presenza in servizio tramite Presenze Web. […] La presente viene inviata per conoscenza al suo responsabile, che potrà così valutare la frequenza di utilizzo di tale modalità […]. ”
Le stiamo ricevendo un po’ tutti/e queste simpatiche mail automatiche. Il testo, che potete rileggervi qui sotto nell’immagine, è un capolavoro di opacità. Se non ricordate cosa sia successo in quella “giornata in cui sono stati inseriti/modificati alcuni dati” non avrete alcun appiglio. E ovviamente neppure il vostro responsabile, che riceve per conoscenza, ce l’avrà.
Evidentemente quello che importa alla nostra illuminata Amministrazione non è spiegare quello che è successo, il perché e il percome, e come rimediare. Sempre che ci sia qualcosa da rimediare: in alcuni casi potrebbe trattarsi della marcatura di una pausa pranzo troppo breve; oppure di qualche variazione dovuta a un permesso per visita medica. Stiamo andando a intuito, non possiamo esserne certi, ma la gravità dei “crimini” sembra essere quella.
Dunque quale è lo scopo della mail? Esso si direbbe duplice. Da un lato segnalare al responsabile che quel dipendente, proprio lui/lei, ha fatto qualcosa che non va con il marcatempo. Che si tratti di una cosa da nulla, di un mero errore di digitazione, di altra sciocchezza da niente non importa. Ciò che deve rimanere in testa al responsabile è che quel collega (cioè uno/una qualsiasi tra noi) è in difetto. Certo, non sarà un “furbetto del cartellino” come li chiamano i telegiornali, ma insomma, qualcosa di sbagliato lo ha pur fatto! La calunnia, come è noto, è un venticello che non lascia scampo; e il sospetto non è da meno.
Il secondo scopo della mail automatica è lo stesso del primo, ma osservato dall’altra parte. Esso è nel sussurrare al dipendente: “ehi, tu pensi che questa tua timbratura sbagliata passi inosservata, ma guarda un po’ che casino mettiamo in piedi, e lo segnaliamo anche al tuo responsabile”. Certo, il responsabile lo saprebbe comunque, visto che ha accesso alle timbrature, ma vuoi mettere l’effetto di una mail che gli mette una bella pulce nell’orecchio, insieme a un pizzico di intrigante sospetto?
Ed ecco come in un lampo, nel tempo di una mail, si infrange l’illusione di chi dice “male non fare, paura non avere”. Anche chi non fa nulla di male si trova invischiato nel sospetto, e viene fatto sentire in colpa per comportamenti che non sono in alcun modo una colpa. Dai, parlateci ancora una volta di “benessere lavorativo” e di campagne contro il mobbing, così ci facciamo una bella risata. |