C’è un Unibo che si racconta premurosa, che offre una sala per l’allattamento, che si preoccupa così tanto della nostra salute da affidarla a Unipol, e che si impegna per il “benessere lavorativo” e il “clima organizzativo”.
Poi c’è l’altra faccia dell’amministrazione di Unibo, che vuole imporre un nuovo regolamento per le richieste di part-time peggiorativo rispetto a una legislazione nazionale già inutilmente punitiva.
Dalle nuove linee guida emerge una sorta di tiro al piccione da cui è quasi impossibile che la propria richiesta di part-time esca senza essere impallinata:
“La valutazione […] dovrà tenere conto preliminarmente del quadro d’insieme delineato dalle diverse esigenze organizzative da contemperare, nonché del fabbisogno di personale nel suo complesso e singolarmente espresso dalle diverse Strutture, sentiti i responsabili coinvolti che esprimono un parere non vincolante sulla singola richiesta inoltrata dal dipendente.”
Se per caso ce la fate a superare tutto questo (ma si direbbe quasi impossibile) rimane un enorme ostacolo: il verdetto divino, e cioè la valutazione finale e definitiva di APOS.
Ma diciamo, per pura ipotesi, che riusciate a ottenere tutti gli assensi, e che anche il barista da cui vi recate in pausa non abbia particolari contrarietà (in fondo potrebbe avere un danno dalla vostra sporadica assenza…).
Ebbene, con atto inedito e che non ha nessunissimo riscontro nel contratto nazionale, Unibo decide di mettere una scadenza dopo due anni:
“L’eventuale trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale ha una durata biennale, trascorsa la quale, a fronte di una richiesta di prosieguo, questa viene rivalutata alla luce del quadro complessivo e delle eventuali mutate condizioni […]”
Quindi dopo due anni ricomincia il tiro al piccione!!! E tutto questo a fronte di una percentuale di personale in part-time che ammonta al 14%, ben lontana dalla quota del 25% prevista dalla legge per poter negare il part-time ai dipendenti che ne facciano richiesta.
Tutta la retorica dell’amministrazione sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro si infrange, e sbatte la porta in faccia alla richiesta di chi, pur di riuscire a conciliarli un po’ meglio, accetta una riduzione del proprio reddito!
Chiediamo il ritiro immediato delle linee guida sul part-time, e un tavolo dell’amministrazione con i sindacati per discuterne unitariamente a un regolamento sulla mobilità.
CHE ALLE BELLE PAROLE SUL “CLIMA ORGANIZZATIVO” SEGUANO FATTI COERENTI! |